Interessante, un anno esatto che non appaio su questo blog.
365 giorni senza parole dedicate al mondo.

Caro 2021,
dire che mi hai tolto le parole, non è dunque solo metafora…
Mi sono chiesta cosa mi abbia lasciato senza parole per un tempo così lungo, poiché è veramente strano che io non abbia nulla da dire. E andando giù giù, fino alla cantina delle emozioni più recondite, mi sono accorta di un vasto mondo sotterraneo che proprio grazie a te, caro 2021, ha visto la luce e ha avuto un nuovo spazio.
Per quanto mi riguarda, sei stato un anno duro, severo, feroce, implacabile. Crudelmente indispensabile, sì. Lo so e l’ho sempre saputo, non è passato un terribile istante senza la chiara consapevolezza che proprio così doveva essere. La visione un po’ più ampia dei singoli eventi che si verificano non li rende più piacevoli, quando questi sono spiacevoli, tuttavia consente di non affondare il coltello nella carne, fa male ma non muori dissanguato. Così, di evento in evento, di bruttura in bruttura, impari a fare i conti col coltello, le ferite, il sangue… e diventi un piccolo maestro zen con la sua spada di saggezza, che altro non è che una chiara, lucida e pulita consapevolezza.

Ed eccomi quindi a salutarti e ringraziarti, anno passato, per me già morto e sepolto prima della tua fine. Ti ho seppellito nel momento in cui ho fatto la pace con te. E ho fatto la pace con te quando mi sono inchinata al tuo volere.
Smettere di combattere è stata la vera grande vittoria. Assecondare la follia di un’esistenza apparentemente priva di senso. Accettare di abitare la sopravvivenza che da sempre rifuggo con disgusto. Sentire ogni preciso retrogusto di quel disgusto e non indietreggiare nemmeno di un millimetro. Stando. Sapere che posso stare. Sentire che può essere visto, gestito, tollerato, incontrato e poi integrato. Percepire chiaramente il senso di tutto questo nonsenso.

Grazie 2021, per il delirio collettivo con cui ti ricorderò, e la opposta e complementare nitidezza che ho sentito via via consolidarsi in me. Dopo il grande caos del 2020, ti ho vissuto come un’epoca chiarificatrice, un laser spietato e indispensabile che ha fatto luce e pulizia; ha tagliato e sminuzzato cose, situazioni e persone; ha eliminato tutto il superfluo, in ogni ambito.
E ancor di più ti ringrazio, perché ora posso ben vedere ciò che è rimasto. E chi è rimasto. Dentro e fuori di me.

Perché, a ben guardare, tra i più grandi regali che mi hai fatto, sicuramente c’è stato l’incontro con occhi e cuori ancora sfacciatamente vivi, in grado di riconoscere ciò che accende le loro cellule e non disposti a barattare la Vita con una fuga dalla morte.
Vedere e sentire rinnovato il miracolo dell’Incontro in un tempo che punta solo allo scontro, riconoscere la forza dell’Unione laddove si cerca di seminare solo separazione e poter coltivare la Comprensione in campi infestati da giudizio e aggressione: queste le perle più preziose degli ultimi 365 giorni.

E infine, caro 2021, come non ringraziarti per il tuo grande lascito. Ci salutiamo da un luogo fatto di primavera e sincerità. Fuori dal rigore dei lunghi e severi inverni trascorsi, come lenti e dolorosi travagli che sempre mi hanno vista rinascere e trasformarmi. Ancora l’ennesima crisalide da rompere, di nuovo bruco con un’audace e indomita forza in ali apparentemente inesistenti. Ancora e ancora pronta a spiccare un nuovo volo, in cieli aperti e sconosciuti.
Se non impariamo ad abbracciare il mistero della vita, probabilmente l’avremo sprecata.

Benvenuto 2022. Ti onoro e m’inchino a ciò che porti. Grazie.

Roberta Pagliani