Confessione di inizio stagione
Eccoci qui, come ogni inizio settembre da molti anni ormai, a riprendere le lezioni di yoga. Come se fosse un settembre “normale”, come tutti i precedenti settembre.
Numero limitato di partecipanti, tutti arrivano con una mascherina che copre il sorriso della gioia di ritrovarsi, tappetini distanziati, partecipazione previa prenotazione, gel disinfettante a destra e a sinistra, meglio non toccarsi, meglio non avvicinarsi troppo…. No, non è un settembre come gli altri, per niente!
Fortunatamente ancora qualcuno preferisce rischiare (?!?) per un abbraccio. Barlumi di umanità ancora vincono sull’odore della (in)sanificazione.
Allora fatemi fare una confessione.
Non è affatto facile, per me, in questo momento, condurre lezioni di Yoga. E non mi riferisco alla pratica sul tappetino, ovviamente, giacchè il perfezionamento delle posture è una mera questione tecnica, che può interessare più o meno, a seconda delle persone.
Se per yoga intendi, come accade a me, ciò che parla di Vita, in questo tempo è una grossa responsabilità condividerlo con gli altri, poichè il mondo circostante pare inesorabilmente intenzionato a portarci verso la negazione di ciò che è vitale.
Dunque, accetto di stare sul mio tappetino a fare un po’ di ginnastica in sanscrito, cercando di emanare la mia più splendente aura dorata e violetta, oppure cerco di avvicinarmi quanto più possibile a ciò che ancora mi chiede di essere qui a fare questa cosa?
Non potrei proprio sfornare lezioni di yoga giusto per arrivare a fine settimana, come un bancomat che serve banconote dopo aver inserito la tessera. Mi spiace, ma ho troppo rispetto verso lo Yoga, verso me stessa e verso coloro che frequentano le mie lezioni (che non amo definire allievi) per ridurmi in questo modo.
Per cui, sappiatelo, cercherò di mantenermi sfacciatamente viva e terribilmente vera e mi muoverò onorando quel senso di integrità che mi consente di sentirmi in pace con me stessa.
Potrei apparire a tratti incongruente, antipatica, incomprensibile o chissà cos’altro. Potrebbe essere molto difficile cercare di inquadrarmi entro canoni definiti. Le etichette mi si staccano di dosso in men che non si dica.
Tuttavia, fino a che continuerò a trovarmi nella condivisione di questa esperienza, vi assicuro che cercherò di trasmettere tutto l’ardore e la forza di cui Natura mi ha dotata e metterò tutto il mio impegno nel tenere vivo il fuoco della trasmutazione, in barba ad una società che preferirebbe vederci vegetare.
Altro non so.
Potrei essere la regina del regno del “non lo so”.
Roberta
Roberta
“La tradizione è custodire il Fuoco, non adorare le ceneri.” (Gustav Mahler)