Creare o imitare?…(Essere o non essere?)
Mi piace entrare nel significato delle parole.
Consultando il mio dizionario della lingua italiana, alla parola “creare” trovo: “produrre dal nulla, fornire dell’esistenza”.
Al vocabolo “imitare” invece corrisponde: “realizzare secondo un criterio di rassomiglianza. Riprodurre, prendere a esempio o come riferimento”.
La differenza sostanziale sta nel fatto che chi crea fornisce nuova esistenza a qualcosa che prima non c’era, mentre chi imita usa qualcosa che qualcun altro ha creato.
Questo non significa che una cosa sia meglio dell’altra, semplicemnte sono due attivitàdiverse.
Non tutti hanno il talento della creatività, quindi la capacitàdi vedere o sentire ciò che non esiste ancora e renderlo esistente (concetto, questo, che meriterebbe una lunga disquisizione alla luce delle scoperte sulla realtàolografica quantistica, ma per il momento lo eviterei); e non tutti sono bravi ad utilizzare ciò che altri hanno creato.
A scuola, ai “miei tempi” (oggi non so) chi copiava dal compagno di banco veniva punito; ma a ben guardare il bambino che non aveva studiato, attingendo dall’amico, aveva la possibilitàdi imparare qualcosa, quindi ai fini dell’apprendimento poteva essere comunque una buona risorsa per lui. Invece di penalizzare il copiatore, sarebbe forse stato opportuno valorizzare il fornitore, ossia il bambino che si era assunto l’impegno e la responsabilitàdi studiare, peraltro contribuendo all’arricchimento dell’altro.
Forse la chiamavano “educazione”, ma se consideriamo che l’origine della parola latina “educere” si riferisce a “tirar fuori”, potremmo dire che in questo caso (come in milioni di altri casi) siamo stati più dis-educati che educati, ossia più inibiti che aiutati a coltivare e portare in luce le nostre qualità.
Tu pensa come sarebbe stato, se alla consegna del compito in classe il copiatore avesse potuto serenamente scrivere in alto a destra “Ho copiato da Tizio” e il fornitore avesse potuto indicare “Ho fatto copiare Caio”.
L’insegnante avrebbe potuto tener conto di questo, valorizzando le qualitàdi entrambi.
Quello che è accaduto, invece, è che il poco studioso (ma molto sgamato) copiatore è sempre stato considerato “sbagliato” mentre l’altro, il bambino diligente (e un po’ ingenuo) quello “bravo”.
Questo approccio, crescendo, ci ha fatto radicare la credenza che attingere dagli altri non sia buona cosa e che sia più proficuo recitare la parte di quello che è pieno di farina nel proprio sacco.
A scuola, per il compito in classe, si ricorreva al compagno perchè non si aveva studiato.
Nel mondo degli adulti, si ricorre all’idea dell’altro perchè non tutti hanno la capacitàdi creare.
In verità, non riuscire a creare dal nulla non è un disvalore, non è una vergona e non è un problema.
Il problema forse si presenta se non hai il talento della creativitàe lo vorresti, o vorresti far credere a te stesso e agli altri di averlo. Questo può diventare imbarazzante.
Nel momento in cui imiti qualcun altro simulando che quello sia tu, in realtànon onori te stesso. E’ come sancire a te stesso che non vai bene come sei e che dovresti essere in un altro modo. Implicitamente riconosci che l’altro è più grande o più capace di te e lo porti energeticamente sopra di te.
Sarebbe più onesto esprimere a chiare lettere che stai utilizzando la farina di un sacco non tuo e, a quel punto, ringraziare il fornitore per il gentile contributo. Tale atteggiamento, oltre che saggio, consentirebbe anche una migliore rispondenza karmica, per gli amanti delle tradizioni orientali.
Ma, ancor più onesto, sarebbe forse riconoscere quali talenti ti appartengono per tua natura e focalizzare le tue forze sulla realizzazione di quelli, invece di continuare a rincorrere un’idea di te che non corrisponde a Colui che tu sei.
Per restare aderenti alle definizioni del dizionario, diciamo che daresti più Vita alla tua vita “dando esistenza a colui che tu sei realmente” (creare) anziché riprodurre l’idea di te stesso o di qualcun altro” (imitare).
E’ come se una rosa volesse assolutamente mettersi a fare la margherita, o viceversa.
In Natura la rosa è rosa e la margherita è margherita; a nessuna delle due viene in mente di essere qualcosa di diverso. Questo invece accade all’essere umano quando è dominato dalla mente, ossia delle sue idee di essere questo o quello o, peggio ancora, di voler essere così o cosà.
Accade che l’essere umano si metta in testa un’immagine di se stesso (come vorrebbe essere o come crede giusto che dovrebbe essere) e, nella misura in cui non ne ha le risorse naturali, è costretto a “far finta” di esserlo. Ed ecco che parte un infinito teatrino, molto spesso inconsapevole, nel quale il soggetto si trova costretto ad emulare coloro che ha preso come riferimento, ossia che assomigliano alla sua immagine ideale, oppure (caso ancor più frequente) a scimmiottare se stesso recitando la sua immagine ideale.
La cosa più simpatica, è che questo meccanismo, ai giorni nostri, è particolarmente diffuso proprio fra gli operatori olistic-mistic-guaritori-new age-risvegliati dell’ultimo minuto che salveranno il mondo nelle prossime 24 ore, in quanto portatori della veritàpiù assoluta.
Guardandomi intorno, oggi mi pare di vedere molti più salvatori del prossimo, che prossimi veramente intenzionati a farsi salvare. E, ancor più divertente, vedo molti salvatori del prossimo che avrebbero tanto bisongo di salvare prima di tutto se stessi… E mi ci metto dentro, ovviamente, appartenendo (tristemente) alla categoria sopra citata (quella dei risvegliati dell’ultimo minuto, chiaro… Ho dei dubbi sulle 24 ore, ma vedrò cosa riesco a fare!!
).
E’ un ricco palcoscenico, nel quale è indispensabile mantenere un buon senso dell’ironia e un certo amorevole distacco, in attesa che gli Occhi in grado di Vedere veramente, possiano rianimarsi dalla letargia.
Mettendomi dalla parte degli utenti, credo sia importante fare alcune valutazioni.
Per chi decide oggi di avviare un percorso di crescita personale, consapevolezza o illuminazione folgorante, certo c’è l’imbarazzo della scelta. L’offerta è talmente vasta e abbondante da essere sicura una fase di totale confusione iniziale.
Quello che mi sento di suggerire è sostanzialmente una cosa.
Osserva il terapeuta/operatore/insegnante che hai selezionato. Non ascoltare tanto le sue parole quanto la vibrazione che da esse ti arriva. Non prendere per buono ciò che ti dice, ma cerca la congruenza tra il suo parlare e il suo essere. Cogli ad un livello profondo quanto egli/ella incarna ciò che racconta.
E qui vengo alla creatività.
Chi crea, ha il potenziale di dare esistenza a ciò che prima non c’era.
E’ in qualche modo connesso alla Fonte. E’ come una grande madre sempre in gestazione, non si esauriscono i suoi frutti, poichè è in costante rinnovamento. E’ qualcuno che sa morire e rinascere a se stesso, senza timore di perdere credibilitàagli occhi di terzi. E da ogni passaggio di vita raccoglie esperienza che poi trasmette con passione e senza sforzo. Non è qualcuno che insegna qualcosa, è un sole che diffonde in modo spontaneo i suoi raggi luminosi. E il suo calore diventa naturalmente contagioso. Il tuo sole interiore sente che può accendersi alla presenza del suo.
“L’anima libera è rara,
ma quando la incontri la riconosci subito
perchè provi un ineffabile senso di benessere appena le sei vicino”
C. Bukowski
Tieni presente questo: nessuno ti potràmai portare dove non è stato lui stesso.
Nessuno ti potràaccompagnare su terreni che non ha calpestato con i suoi piedi.
Nessuno potràguarirti in qualcosa di cui non abbia conosciuto guarigione per se stesso.
Dunque, trovandoti di fronte al tuo potenziale terapeuta o insegnante, chiediti:
“Da dove mi sta parlando questa persona ora? In quale luogo di sé lo sento? Dove si trova rispetto a se stesso? (non rispetto a te, ma a se stesso!)”
E infine: “Voglio andare dove si trova lui? E’ proprio lì che vorrei essere io adesso?”
Se la risposta è “Sì”, allora vai, certamente saràuno scambio proficuo.
Chi imita –l’altro o se stesso– può avere certamente molte doti interessanti e benefiche per le persone che lo incontrano. E probabilmente svolgeràanche molto bene il suo compito se è terapeuta, operatore bla bla, insegnante, etc. Se è una persona che sa aver cura delle persone lo faràsicuramente in modo perfetto.
Ma ricorda che potràaccompagnarti solo fin dove si trova lui/lei.
E se si tratta di qualcuno che ha bisogno di riferirsi a qualcun altro o che sta disperatamente recitando l’immagine che si è costruito di sè, come pensi che potràportare te a te stesso?
Come sempre, dipende molto da cosa cerchiamo (consciamente e, molto di più, inconciamente).
Sappiamo bene che ciascuno incontra esattamente colui di cui ha bisogno, nella vita personale come in quella professionale. Non esistono incontri sbagliati o inutili.
Questo vale sicuramente anche nel rapporto terapeuta-utente o insegnante-allievo, e viceversa.
E la grande magia, che non finiràmai di lasciarmi a bocca aperta dalla meraviglia, è osservare come ogni persona che incontriamo lungo il cammino, sia un preciso e scientifico frammento dello specchio di noi stessi, se sapremo avere occhi per vederci, orecchi per ascoltarci e cuore per sentirci.
“La veritàera uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe”¦
Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine ,
credette di possedere l”™intera verità”¦” Rumi
Roberta