Sei veramente pronto per essere felice?
Sempre più spesso mi accade di chiedere alle persone, durante le mie lezioni o gli incontri individuali:
“Ma tu sei sicuro/a di voler essere veramente felice? Intendo totalmente e incondizionatamente FELICE?”
Di solito, a questo punto, ricevo uno sguardo modello “Che cavolo dici Willis?”, per chi si ricorda il piccolo e simpaticissimo Arnold dei “nostri tempi”.
Può sembrare una domanda banale, ma non lo è affatto.
Cosa significa Essere Felice?
Certamente per ciascuno di noi può avere un significato diverso.
Forse per qualcuno felicitàè poter avere l’ultimo modello dello smartphone preferito, o l’auto dei propri sogni, o addiritttura riuscire a fare la settimana di ferie proprio in quel posto speciale…!
Ma se ci fai caso, quasi sempre accade che anche quando riesci a raggiungere il tanto agognato obiettivo, in breve ti trovi a desiderare qualcos’altro e quel senso di “infelicità” di nuovo s’impossessa di te…
Sembra quasi che il programma “infelicità” sia stato installato nella tua mente e, nonostante l’impegno per liberartene, riesca sempre ad avere la meglio. C’è sempre qualcosa che manca per essere veramente felice: quella particolare persona che manca, quel particolare risultato da raggiungere, il lavoro che potrebbe essere meglio o del tutto diverso, i figli che ci sono o non ci sono o che si aspetta che crescano per potersi rilassare, il tempo che manca sempre….
Insomma, per lo più il mantra è: “Eh.. se avessi proprio quella cosa lì, allora sì che sarei felice!”
E disgraziatamente, manca sempre.
E il tuo appuntamento con la felicitàviene sempre rimandato.
E nel frattempo la tua vita scorre in attesa di “qualcosa di meglio”…
In effetti, va detto che davvero il programma “infelicità” viene installato di prassi negli esseri umani, fin da piccoli, nell’attuale societàindustrializzata, poichè il senso di mancanza e di bisogno è quello che regge il sistema consumistico in cui siamo immersi. Inoltre un popolo infelice e mediamente depresso é fortemente manipolabile, è molto più impressionabile e spaventabile e, si sa, la paura è la grande moda di questo tempo, assolutamente utile per condurre il gregge dove il pastore vuole.
Hai presente cosa potrebbe succedere se tutte le persone fossero realmente felici, realizzate e perfettamente consapevoli di cosa vogliono e cosa non vogliono e, peraltro, sapessero di essere in grado di procurarsi tutto ciò che serve loro?
Quindi, presa coscienza del fatto che la nostra tendenza all’infelicitàè socialmente e commercialmente utile al sistema, possiamo decidere se continuare a prestarci a questo gioco oppure attivarci, ciascuno per sè, per cambiare qualcosa.
Non è necessario occuparsi della felicitàdel pianeta, ci sono giànumerosi infelici che pensano a salvare il mondo per non occuparsi del proprio personale e sottile malessere.
Tu occupati di diventare realmente e sinceramente un Essere Felice e vedrai che l’intero mondo intorno a te rifletteràil tuo benessere. Occupati del tuo giardinetto, credimi, è molto più funzionale che formulare ricche tesi sul giardino di tutti i tuoi vicini di casa, mentre i tuoi fiori stanno morendo.
Insomma, vuoi o non vuoi essere veramente felice?
Perchè, vedi, è una scelta un po’ meno facile di quanto possa sembrare…
Se domani mattina tu ti svegliassi e, miracolosamente, tu avessi tutto ciò che chiedevi per essere felice, se tu potessi vedere realizzate le tue richieste e i tuoi sogni avverati, saresti davvero pronto/a per assumerti la responsabilitàdi vivere pienamente la tua felicità?
Non rispondere frettolosamente, non cadere nell’automatismo, sii adesso in questa domanda e prova a “sentire” cosa ti porta.
“Non c€™è via che porti alla felicità: la felicitàè la Via”. Buddha
Essere felici, ma felici per davvero, sì, è una grossa responsabilità.
Perchè se sei veramente felice esci dalla corrente del lamento e, soprattutto, smetti da imputare la colpa delle tue mancate realizzazioni a fattori esterni a te. Se sei felice prendi in mano la tua vita e sai che dipende solo da te.
Se sei felice, perchè non c’è più nulla che manca, non puoi più rimandare l’appuntamento con la Bellezza, vedi che è qui per te, ovunque e in abbondanza, non hai più pretesti, non ci sono più scuse, ti tocca davvero traboccare di Vita e, in verità, non tutti sono sinceramente pronti per questo…
Per qualcuno è molto più comodo mantenere i propri vecchi cari argomenti a cui attaccarsi e di cui lamentarsi, per restare esattamente dove si è, ripercorrendo sempre gli stessi solchi, che rappresentano una affettuosa certezza, molto più sicura di una nuova terra da calpestare o un volo da spiccare in un cielo aperto.
Perchè, a ben guardare, essere felice significa rinunciare alla tua immagine di infelice. Vuol dire smettere di identificarti in quella malattia, in quel disagio, in quella mancanza, in quell’emozione che per tutto questo tempo è stata la tua copertina di Linus. E per quanto brutta e fastidiosa possa essere stata, è qualcosa che comunque ti ha consentito di riconoscerti. Fino a che c’è quella cosa lì, tu sai chi sei, ma se domani non ci fosse più…. Chi potresti essere?
E un lieve tremore potrebbe attraversarti.
Chi saresti senza le tue zavorre?
Potresti assumerti la responsabilitàdi liberartene davvero e accettare l’idea di meritarti il volo in uno spazio libero? Potresti realmente vedere te stesso alzarti la mattina felice e addormentarti alla sera felice, senza alcun senso di colpa per esserlo?
Andare contro corrente quando tutti puntano l’attenzione su ciò che non va, lamentandosi di tutto, e sentire che la tua veritàvale più dell’appartenere ai canoni comuni?
Puoi sostenere il peso della felicitàquando il mondo intorno a te vuole farti sentire “strano” per esserlo?
Sei disposto a rinunciare di riconoscerti come fiume per diventare mare?
Sei pronto per fonderti nella grandezza dell’oceano, consapevole che il fiume che eri non esisteràpiù?
E guardandoti indietro, ripercorrere tutti i chilometri di valli, colline e paesi attraversati, sapendo che non esisteranno più?
Perchè questo è ciò che accade: il destino del fiume è diventare mare, ma deve essere disposto a morire in qualitàdi fiume.
Se non è pronto per questo, ebbene, resteràfiume e non gli saràdato di conoscere l’esperienza dell’essere mare.
Le due cose non sono conciliabili.
E’ la dura (e giusta) legge della Natura.
Ciò che io osservo, molto spesso, è che le persone si comportano come fiumi che desiderano diventare mare, affermano di essere disposti a qualunque cosa per arrivare alla loro meta, ma poi accade che non sono pronti per morire al loro essere fiume, affezionati come sono a tutti quei chilometri di valli e colline, talvolta dolorosi ma comunque comodi per sapersi riconoscere, in qualche modo.
Perchè nella vastitàdell’oceano e nell’immensitàdello spazio nuovo e sconosciuto, diciamolo, mica tutti sono pronti a buttarsi…
E concludo lasciandoti nuovamente con la domanda, a cui non è necessario che tu risponda, ma almeno ci avrai riflettuto un po’, forse…
“Sei veramente pronto per essere felice?”.
Roberta